Museo mineralogico di Lanzada
La Valmalenco offre agli studiosi e ai turisti un percorso geologico e mineralogico di particolare interesse che è da anni di richiamo in valle per geologi, mineralisti e cercatori di minerali provenienti da tutto il mondo.
La ricchezza mineralogica della Valmalenco e della Valtellina e Valchiavenna, risale ad antichi eventi: l’impatto fra le masse continentali paleoafricana e paleoeuropea e la formazione dell’arco Alpino.
La linea Insubrica che dal Passo del Tonale attraversa la Valtellina sino a Colico, divide in pratica in modo approssimativo le due masse continentali. A sud le Orobie costituite da rocce paleoafricane poco ricche di minerali, a nord in prevalenza quelle paleoeuropee.
Prima dell’impatto, le due masse continentali erano divise dall’Oceano Tetide, i cui sedimenti si sono inclusi fra le rocce dei due supercontinenti. Le alte pressioni e temperature causate dal fenomeno, hanno prodotto fenomeni metamorfici e la formazione di numerosi e rari minerali presenti a nord della linea Insubrica. Nel periodo tardo Alpino, risalente a 30-32 milioni di anni fa, si sono poi intrusi i magmi effusivi (Plutone Masino Bregaglia), che hanno prodotto ulteriori minerali. Nell’insieme un numero elevato di specie: oltre 460 in provincia delle quali 270 nella sola Valmalenco.
Lanzada nel corso degli ultimi decenni è divenuta il punto nevralgico della mineralogia malenca. Tutto è nato con il baracchino in legno che Rinaldo, affetto da grave malattia, aveva costruito dinnanzi all’Albergo-Ristorante Edelweiss di Campo Franscia. Lì cambiava e vendeva minerali. Era il punto d’incontro tra minatori, cercatori, collezionisti e appassionati di mineralogia. Una rete di contatti che è continuata nel tempo, anche quando Rinaldo è morto, il baracchino è scomparso e la piazzetta è rimasta tristemente vuota.